Una notte d'estate
giovanotto poté metter fuori Ie prime parole. - Vostra Eccellenza si meraviglierà... si stupirà, lo capisco, della mia grande audacia... della mia temerità
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sali. Per questo lo ammirano tutti, in Consiglio. - Mio buon signor Bendinello! - mormorò Geronimo con voce lagrimosa.- - Lasciatemi sperare... - Vi
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tuonò il vecchio stizzoso. - Non lo conoscete il proverbio? Tra le monache di Sant'Agostino... con due teste sopra un cuscino? - E gli scappava da
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soavità di espressione, da rimanerci incantati senz'altro. La marchesa Arduina, ritornata alla felicità dei suoi diciott'anni? Il signor Ascanio lo
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lo disponeva ai prodigi. Ma fosse Arduina, od altra più moderna creatura, ben era una cosa di cielo; e su ciò non cascava ombra di dubbio. Una
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, per rimandare lo sgomberatore e i suoi manovali con Dio. - Che idee! - brontolò il signor Ascanio, rimettendosi a misurare il pavimento coi passi
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rideva. II ridere, comunque sia, fa buon sangue. - Che cos'è, poi? - diceva egli, quando lo riprendevano della sua irrequietezza. - In dieci anni ho
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lo canzona. Sorrise, dico; ma quello dei due che stava sul grave, non voleva essere canzonato. Perciò rispose a sè stesso: - L'ho pensato altre volte
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gatti del vicinato. Peggio alle reni, con quella piazzetta, dove si vende la trippa, e si tiene lo stoccafisso in molle; donde salgono a voi, sebbene
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robinia. E poi, sempre colla immaginazione, rientrava nel suo studio. Già, era a pian terreno, lo studio; tutte le stanze buone di quel pian terreno
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aveva veduto muovere qualche cosa. Che diavolo era? Nè gatto, nè sorcio, veramente, nè altro animale di specie conosciuta. Fu grande lo stupore del
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uno dei suoi momenti buoni, per gradire la celia; forse, sotto quella forma amichevole, sentì fischiare lo scherno.Comunque fosse, non volle lasciarsi
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il dolce biglietto; e, si va, anche con poca voglia, o nessuna; solamente perchè c'è il tale, o il tal altro; e il tale, o il tal altro, lo vediamo
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. Il partito è buono per tutt'e due; credete che Bendinello non lo senta? - Senta quel che gli pare; - ribatteva Gian Luca, - Ci vogliono poi troppe
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